Prospetto dell'edificio dell'Esposizione

L'Esposizione del 1907

All'Espo intervennero i primi artisti liberty della città. L'ingegnere Luciano Franco si occupò della disposizione dell'insieme degli edifici nella piazza d'Armi (odierna piazza G. Verga), costituendo una galleria quadrangolare con al centro un giardino ornato da chioschi. Lo stile scelto per il prospetto esterno e per le facciate prospicienti il giardino fu quello dell'Arte Nuova. Egli volle introdurre anche uno stile locale, il saraceno, nel grande arco d'ingresso che ha una curva araba. Il vestibolo, a cui si giungeva attraversando l' arco, era a pianta quasi quadrata . Il chiosco InserraDa qui due porte conducevano alle gallerie della mostra. In asse con il vestibolo sorgeva il grande Ottagono, con otto pilastri e otto guglie. Dodici porte vi si aprivano.  La   cupola era alta trenta metri.  Dal vestibolo i visitatori entravano nel giardino, circondato da gallerie su tre lati. Quattro archi arabi stilizzati si aprivano sui tre lati, mentre dal quarto si accedeva al complesso delle Belle Arti. Capolavoro dell'espò fu il distrutto Chiosco Inserra di Tommaso Malerba. Esso aveva già il tipico elemento liberty della facciata, l'apertura tripartita arcuata, inserita in una architettura eclettica di gusto gotico- orientaleggiante. Alessandro Abate aveva  decorato la volta del vestibolo d'ingresso, ove apparivano ai quattro capi: Labor, Ars, Voluntas, Aeconomia, insieme ad immagini di contadini al lavoro, incorniciati da disegni floreali. Sullo sfondo troneggiava l'Etna e, nell'azzurro del cielo, la dea Cerere, sopra una quadriga, distribuiva corone ai contadini intenti al lavoro della mietitura e dell'aratura.